“VORREI UN TEMPO VUOTO”. Riflessioni sul valore della LENTEZZA

E’ quasi un gioco (serio) quello che faccio spesso: immaginare la storia delle persone che incrocio (di cui non conosco nulla) e perdermi alla ricerca dei significati di ciò che osservo. E c’è una scena che, tra tante, mi colpisce sempre ossia la lentezza con cui le madri camminano spingendo i loro passeggini o conducendo i loro piccoli che si avventurano nelle prime passeggiate. E’ una visione che mi suscita tenerezza e nello stesso tempo un certo disagio. A volte mi chiedo: “Che ci fanno queste creature (madri/genitori e figli) così lenti, così a contatto con un ritmo naturale delle cose, così straordinariamente dentro il ciclo della vita, in un mondo che ha perso o dimenticato la consapevolezza che NON C’E’ NESSUNA FRETTA? Sì, perché veramente non c’è nessuna fretta! La quasi totalità di noi potrebbe affermare il contrario, specie la mattina quando ci si arrabatta tra i vari preparativi per arrivare in tempo a scuola, lavoro, o da qualsiasi altra parte. In realtà ciò che mi interessa approfondire non è l’arte di arrivare in orario, quanto piuttosto la nostra concezione del tempo, il modo in cui siamo ossessionati dalla velocità e quanto questo modo di vivere il tempo abbia segnato (o lo stia facendo) qualsiasi area della nostra vita. E’ ovvio pensare che se sta partendo il treno (un treno a cui tengo molto possibilmente!) io mi debba affrettare per evitare di perderlo. Ma arrivare a credere che tutto ciò che facciamo debba essere vissuto con velocità, con fretta, perché altrimenti “non faccio in tempo a….fare, vivere, dire, imparare, arrivare,…crea una dose inutile di ansia che colora di scuro le nostre giornate. Per non parlare dello sforzo innaturale che chiediamo ai nostri figli (per alcuni bambini in particolare è una vera sofferenza!) che hanno bisogno di calma e lentezza per maturare (come qualsiasi altro essere vivente).
Da che cosa dipende questo atteggiamento? Probabilmente dall’idea che il tempo non sia un processo circolare, che si rinnova e si ripete continuamente e ciclicamente nel farsi e disfarsi delle fasi in cui si svolge il divenire della natura, anche umana. Quanto piuttosto da una concezione di tempo lineare, che ha un in inizio e una fine, caratterizzato dall’irreversibilità degli eventi. Un tempo che consideriamo una risorsa finita, un tempo che non si può perdere senza fare quante più cose possibili prima che passi. 
Deve essere tutto “fast”! Il cibo che mangiamo deve essere prodotto, cotto e consumato velocemente; siamo arrivati ad impollinare artificialmente le piante perché le api e le farfalle sono troppo lente. Vogliamo la dieta lampo. Il web deve essere fast così come  i ritmi di lavoro e la produttività. Anche le relazioni devono essere fast, possibilmente tante e poco impegnative (abbiamo sostituito gli amici con i “like”). Scegliamo cure mediche sempre più veloci e più aggressive, magari a base di antibiotici per curare un raffreddore (rendendo così i batteri ogni giorno più forti e resistenti), per non rischiare di perdere tempo a letto.  Per non parlare dei passa-tempo; meglio quelli in cui possiamo fare tantissime cose in poco tempo come leggere 1 libro al giorno con qualche tecnica di lettura veloce.
Ci diciamo: “Così non può andare!”. Ed allora ci mettiamo alla ricerca di soluzioni. E che cosa troviamo? Consigli su “Come rilassarsi in 3 secondi”, “Meditazione profonda e veloce”, “Cambia vita in mezz’ora” (esistono veramente siti che propongono questa roba!!).
Ci rendiamo conto che così non va bene perché stiamo male, il nostro corpo ci manda segnali, le relazioni ne risentono, si sfaldano. I bambini si ritrovano a doversi accontentare di incontrare genitori frettolosi, super impegnati. Si ribellano, si oppongono o peggio soccombono agli insostenibili ritmi ed al carico di attività a cui devono dedicarsi per padroneggiare una miriade di competenze prima del tempo, prima degli altri, prima! 
Bambini oberati di richieste da parte degli adulti (genitori e figure educative)  che si aspettano che imparino sempre più cose e più in fretta. Quando stavo scegliendo la scuola per la mia terza figlia e raccoglievo informazioni tra le varie opzioni di tempo scolastico (tempo lungo, tempo pieno, tempo normale, ecc.) un giorno lei mi disse: “Mamma io voglio il tempo vuoto!”. 
Nel nostro immaginario il concetto di lentezza è connotato negativamente; una persona lenta viene considerata stupida, meno intelligente, meno efficace. Si usa dire anche a scuola che un bambino lento è un bambino poco interessato o con difficoltà di apprendimento.
E’ un po’ la stessa sorte che subisce la definizione di introverso; non va bene, meglio essere estroversi…Ma chi l’ha detto?
In realtà ci sono molte ricerche scientifiche che confermano l’associazione tra lentezza e complessità dei processi cerebrali. Precisamente, più sono complesse le funzioni associate alle diverse aree del cervello, più le fibre sono strette e la comunicazione lenta. Quindi il cervello più evoluto (quello dell’uomo) è più lento rispetto ad altri primati, perché capace di operare in modo più complesso.
C’è un bellissimo libricino che recita più o meno così: “Vorrei un tempo tutto mio…per capire ed ascoltare, provare anche a sbagliare. Vorrei un tempo vuoto per stare ad occhi chiusi e poter non fare niente. Vorrei un tempo vuoto ancora da inventare e riempirlo a poco a poco. Vorrei un tempo libero adatto per sognare…”. 
Imparare a rallentare, a procedere con lentezza, è per noi e per i bambini l’unica soluzione per ridare voce e spazio al pensiero creativo, al mondo delle idee, alla possibilità di sviluppare un pensiero autonomo capace di muoversi anche al di fuori di binari prefissati. E’ la soluzione ideale per fare bene e fare meglio, è un atto di rispetto verso noi stessi e verso i nostri figli. D’altra parte i bambini e gli animali già lo sanno! 


"Procedo molto lentamente, perché la natura è per me estremamente complessa, e i progressi da fare sono infiniti. Non basta vedere bene il proprio modello, bisogna anche sentirlo con esattezza, e poi esprimersi con forza e chiarezza."

(PAUL CEZANNE)