COME GELOSO IO SOFFRO QUATTRO VOLTE…

"Come geloso io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l'altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri" (Roland Barthes).
La gelosia è forse, tra i sentimenti implicati nelle relazioni amorose, quello che più riguarda i due grandi aspetti che ne sono coinvolti: il rispetto della libertà dell'altro e la spinta a possederlo come nostra proprietà.
Il conflitto tra queste due forze viene allo scoperto quando siamo in preda alla gelosia.
Chiariamo subito che la gelosia è una componente della vita amorosa degli esseri umani. È un sentimento proprio della donna quanto dell'uomo che spesso viene represso, negato anche a se stessi, perchè considerato socialmente inaccettabile in quanto emozione negativa. È strettamente connesso all'invidia ma se ne differenzia perchè la gelosia è la paura di perdere ciò che si possiede mentre l'invidia è quel sentimento doloroso che proviamo quando sentiamo di non avere ciò che vorremmo (e che vediamo negli altri).
Il timore, che a volte diventa angoscia, di essere sostituiti da un altro (o altra) migliore di noi è un'esperienza piuttosto comune.
La gelosia è la paura di perdere l'oggetto del nostro amore, di essere abbandonati. Posso essere gelosa del genitore, dei fratelli, del fidanzato, del marito, di un amico, ecc.
Ha origine nel passato, in quelle esperienze naturali e "fisiologiche" della nostra vita in cui ci è stato richiesto, crescendo, di lasciare andare il sogno di un amore assoluto, esclusivo (primo fra tutti quello materno), tipico dell'infanzia, per il quale la sola cosa che contava era "ricevere amore".
Ecco che allora conviene riconoscere ed accogliere questo sentimento come naturale, fortemente connaturata in noi ed inevitabile in quell'incessante fluttuare tra possesso e libertà che è il rapporto d'amore.
Che cosa significa questo? Che dobbiamo piegarci inermi alla forza di questo sentimento che talvolta ci causa profonda sofferenza ed angoscia?
Se non ha senso allontanare o rifiutare un sentimento inevitabile, rientra nella nostra piena libertà individuale scegliere se e come "agire" la gelosia traducendola in comportamenti, lasciare che essa domini la nostra vita e le nostre relazioni fino a distruggerle.
Così come posso sentirmi arrabbiata e non lasciare che questa rabbia si trasformi in violenza, allo stesso modo posso vivere la gelosia e non farmene travolgere assumendo comportamenti sospettosi, aggressivi, controllanti nei confronti dell'altro.
Quando ciò accade è opportuno fermarsi a riflettere sul senso che ha questo sentire nella propria vita e nella relazione che si sta vivendo. Consapevoli del fatto che l'Amore Assoluto e maturo richiede sempre che l'Altro sia libero e non nostro prigioniero ma anche la disponibilità a "perdersi", darsi senza riserve all'incognita della relazione con il partner.
Concludo ancora con R. Barthes: "Io frugo il corpo dell'altro, come se volessi vedere cosa c'è dentro, come se la causa meccanica del mio desiderio si trovasse nel corpo antagonista (sono come quei bambini che smontano la sveglia per sapere che cos'è il tempo".
Quando ci scorgiamo ad amare un "amore prigioniero" è bene ricordare che l'Altro in quanto tale manterrà sempre la sua inafferrabilità, la sua imperscrutabilità, la sua alterità proprio perchè diverso, altro da noi.
E direi...per fortuna!