LA SANA SPINTA dELL’ORGOGLIO

Quante volte, per orgoglio, non chiediamo scusa, non richiamiamo una persona a cui teniamo, non facciamo il primo passo, chiudiamo un rapporto importante, non perdoniamo chi ci ha ferito?
L’orgoglio può essere un sentimento pericoloso. Si tratta di un forte senso di autostima, di un’opinione esagerata di se stessi che comporta un atteggiamento di superiorità nei confronti degli altri, fino al punto di ritenerli inferiori, stupidi.
Fondamentalmente, la persona orgogliosa soffre e teme le critiche che rischiano di infrangere l’immagine che ha creato di se stessa e che s’impegna ad esibire agli altri; non bada al punto di vista altrui per affermare la propria visione narcisistica di sé e del mondo.
Nella dottrina cristiana l'orgoglio o superbia (il prefisso “super” indica bene questa idea di superiorità rispetto a tutto e tutti) è definito il “grande peccato”, “la radice di ogni male”, da cui nascono tutti gli altri. 


Jaques Marin scrive che “il più grande ostacolo all’amore non è l’egoismo ma l’orgoglio”
Quel sentimento proprio di chi si sente a posto, sempre nel giusto, perfetto, di chi non sente il bisogno di evolvere, di migliorare. L’orgoglioso non può fare i conti con la propria debolezza, con i limiti, con tutto ciò che definisce la propria umanità, che poi è la condizione da cui partire per aprirsi alla possibilità di ricevere e di entrare in relazione con l’umanità dell’altro. 


“L’orgoglio uccide l’amore. Ho sbagliato ma non credo di essere stato il solo, la colpa è di entrambi. Ci si guarda dentro in modo diverso, si pensa di conoscersi bene, di sapere che si conoscano tutte le difficoltà ma ci si sbaglia. S’incolpa l’egoismo dell’altro ma non si pensa al proprio. Ci si chiude dentro i propri problemi, pensando che l’altro sa, e i suoi problemi non sono di certo più grandi. Ma il silenzio è peggiore delle brutte parole, ci si rimane vuoti come la solitudine. Il cercare una via per cucire il cuore muore nella richiesta di un dialogo interrotto con - Cosa ti devo dire?- 
E tutto questo fa morire l’amore, torna la solitudine dentro il nostro cuore insieme al credere che tutta la colpa sia dell’egoismo dell’altro.
Torniamo nella nostra solitudine, con un cuore a pezzi e tanto freddo dentro di noi.
È così che l’orgoglio uccide l’amore”
. (M. Blandino)


L’orgoglio tuttavia, ha anche una valenza positiva. Si può essere orgogliosi di un figlio o di un lavoro che si è svolto, oppure di un’azione che si è compiuta. “Sono orgoglioso di te!” è una delle più intense manifestazioni di riconoscimento che possiamo donare all’altro o che possiamo desiderare di ricevere. Posso riconoscere con consapevolezza e fierezza le mie capacità ed esserne orgoglioso e soddisfatto.
Questa versione “sana” dell’orgoglio è una componente importante di una buona autostima che è alla base del riconoscimento del proprio valore e della realizzazione di sé. Quando sono mosso da questa energia affronto tanto i successi quanto gli insuccessi con serenità e fiducia, consapevole del fatto, che nessuna delle mie azioni e dei miei comportamenti definisce chi sono; consapevole del fatto che posso essere fiero di me stesso e nel contempo abbracciare quel margine di miglioramento che permette la mia evoluzione. Posso in altre parole costatare di avere sbagliato ma non sentirmi sbagliato, posso avere agito in modo stupido ma non sentirmi stupido. Mi approccio al mondo e agli altri con apertura, fiducia ed empatia poiché non temo il confronto e la possibilità di uscirne danneggiato.


Come distinguere allora l’orgoglio-virtù dall’orgoglio-vizio? E come fare per scegliere la migliore versione dell’orgoglio?
Come sempre la risposta è già in noi, è sufficiente prestarle ascolto.
L’orgoglio “tossico” si accompagna a pensieri e sentimenti negativi come l’idea di essere infallibili, proporzionale alla paura di non essere all’altezza; la continua ricerca di conferme e l’insoddisfazione quando queste non giungono o non soddisfano le attese; rabbia e ostilità verso gli altri e la vita per non vedere riconosciuti i propri meriti. 
Al contrario, l’orgoglio “sano” si accompagna a sentimenti di sicurezza e fiducia, verso se stessi, gli altri, il mondo. Riconosco con soddisfazione le mie potenzialità e risorse, così come non temo le mie debolezze o zone-ombra. L’incontro con l’altro è occasione di crescita più che terreno di confronto. 

Il balsamo che lenisce la spinta distruttiva dell’orgoglio “tossico” è la qualità insita in ciascuno di noi, la “maestra e madre di tutte le virtù”: l’Umiltà, che ci riporta a scoprire la profonda umanità che abita ognuno, liberandoci dall’idea di bastare a se stessi, di non avere limiti o responsabilità. L’umiltà, strettamente connessa alla consapevolezza e all’equilibrio, non è una condizione che ci schiaccia a terra, ma ci aiuta a ripartire dal basso, per incontrare la nostra natura più autentica ed umana, per accogliere le nostre imperfezioni, le nostre cadute. Solo così potremo essere certi di raggiungere le più alte vette. Buon cammino!