“LA COSCIENZA nel RAPPORTO MENTE-CORPO”


Quando Oriente ed Occidente si incontrano accadono meraviglie!

Che la meditazione ed in particolare il suo principale supporto, ossia il respiro, avesse potenti effetti benefici, era noto al mondo induista, già duemila anni avanti Cristo.
Che ora (in realtà da qualche tempo) anche la scienza ne confermi l’efficacia e ne approfondisca gli effetti, depone ancora di più a favore del fatto che a questi temi vale la pena dedicarsi, non certo perché è “di moda” ma soprattutto perché fa bene.


E’stato un vero regalo ascoltare il Prof. Angelo Gemignani illustrare generosamente e con grande chiarezza lo stato dell’arte della scienza nel tentativo di scovare le basi neurofisiologiche della dimensione forse più sconosciuta ed inafferrabile dell’essere umano, ossia la coscienza.
Abbiamo un corredo di 86 miliardi di neuroni, un cervello che, con il suo volume pari al 2% del peso corporeo, utilizza il 20% dell’energia che immagazziniamo.
A coloro che sostengono che l’essere umano usa solamente il 20% delle sue facoltà mentali, Gemignani pone provocatoriamente una domanda: “Quanto sarebbe il 100%?”. Ahimè, ancora nessuno lo sa!

E’ possibile che il cento per cento abbia a che fare non tanto con la scoperta dell’esistenza di aree cerebrali ancora ignote alla scienza, quanto con la potenza che deriva dall’integrazione delle funzioni di queste diverse parti del cervello. E’ un po' come dire che “il tutto è più della somma delle singole parti”; principio fondante della teoria della Gestalt, che il prof. Gemignani cita proprio a sottolineare che qualsiasi esperienza viviamo, anche la più semplice come osservare un tramonto, coinvolge ed attiva la totalità dei sistemi e delle componenti (visiva, respiratoria, cardiaca, motoria, acustica, sensoriale, emotiva, ecc.) del nostro cervello.
La straordinarietà di questo organo è data dal fatto che ogni parte è interconnessa alle altre e tutte queste componenti (quando sono in salute) lavorano in perfetta armonia creando infiniti circuiti e connessioni. Oggi si sa che non sono tanto le specifiche funzioni di ogni singola area quanto i “dialoghi”, l’integrazione, l’interazione tra le diverse componenti a spiegare le incredibili potenzialità dell’encefalo umano. E la comprensione di questo “cablaggio” è sicuramente il centro di interesse della recente ricerca scientifica.
In sostanza è ciò che avviene quando tutti gli strumentisti di un’orchestra, diretti mirabilmente e perfettamente integrantesi creano una sinfonia perfetta.
Noi siamo la nostra INTEGRAZIONE ed è proprio sull’integrazione tra le differenti componenti di questa misteriosa macchina che è il nostro encefalo che Gemignani dedica il suo lavoro, quasi a voler svelare le straordinarie doti e funzioni di un direttore d’orchestra che coordina e dirige violini, tromboni, percussioni, ecc.
Il punto è allora come studiare questa integrazione e quali strumenti usare per comprendere la coscienza e i suoi correlati neurali.
Nel sonno profondo, ad esempio, l’effetto della perdita di coscienza è il risultato non dello spegnimento dell’attività cerebrale, quanto piuttosto del venir meno dell’integrazione tra le diverse aree cerebrali così che ogni componente “funziona a sé”.


Sono ormai numerose le ricerche che confermano l’effetto delle pratiche meditative ed in particolare del controllo del respiro nel generare stati modificati di coscienza che correlano con

-  rallentamento dell’attività cerebrale e del fluire di pensieri ed immagini (intensificati invece nei casi di depressione).

La meditazione praticata con costanza genera un

- incremento in termini di dimensione di alcune aree cerebrali come ad es. dell’ippocampo che, tra le altre funzioni, ha a che fare con la memoria e che in persone depresse si riduce.
Meditare modifica la struttura del cervello così come la sua attività elettrica.


Differenti tipologie di pratiche meditative

-  aumentano l’integrazione tra le diverse aree cerebrali, aumentando la capacità di porre attenzione dentro e fuori di sé, di essere “presenti” e consapevoli.

La meditazione

-  modula l’attività dell’amigdala che si attiva in condizioni di stress e dell’insula che è alla base dell’autoconsapevolezza, della capacità di percepire se stessi dall’interno, di registrare i segnali che vengono dal corpo.



Luciano Bernardi (Università di Pisa) ha dimostrato che quando si recita un rosario in latino e/o un mantra yoga, cuore e respiro si agganciano ed entrano in fase. Questa sincronizzazione del ritmo cardiaco e respiratorio genera un effetto benefico che a sua volta agisce sul cervello e sull’attività delle diverse aree cerebrali.
“Ma come può il respiro consentire tutto ciò?”
Questa è la domanda che si è posto il prof. Gemignani con i suoi collaboratori e dalle loro ricerche sono emersi dati incredibili.
Il naso è direttamente collegato con una regione del cervello chiamata ipotalamo che regola le nostre risposte emotive e la motivazione.
L’aria che entra quando respiriamo dal naso (non dalla bocca!)) stimola dei “peluzzi” olfattivi che sono terminazioni nervose collegate direttamente al bulbo olfattivo. L’oscillazione di questi peluzzi genera delle correnti che si propagano al cervello, generando un incremento dell’attività elettrica tipica del sonno leggero, dell’attività onirica o dell’attività di apprendimento; cambia la direzione del flusso di informazioni che, contrariamente a quanto succede solitamente, procede dalle aree anteriori dal cervello alle aree posteriori sensoriali. Il che significa una maggiore capacità di modulare le reazioni istintive generate da aree cerebrali meno evolute grazie all’intervento di funzioni più sofisticate che ci consentono di regolare e rivisitare l’esperienza in termini positivi.
Più si regola la frequenza respiratoria più

- si espande l’insula che è una regione del cervello che ha a che fare con l’auto-consapevolezza, con l’esperienza interpersonale, con la percezione soggettiva dell’interno del proprio corpo .

Il controllo del respiro

- aumenta l’attività cerebrale theta (frequenze lente),
- regolarizza l’attività del sistema cardiovascolare,
- riduce l’ansia, aumenta la calma,
- migliora la capacità attentiva e la concentrazione.

Non solo! Migliorando e regolarizzando il respiro influenzo positivamente l’attività del CUORE, il cui battito agisce meccanicamente e ritmicamente direttamente sul cervello attraverso la pressione esercitata nel liquido cefalo-rachidiano.
Cambiando l’attività respiratoria cambio il movimento e le oscillazioni del liquor che avvolge il cervello, creando una sorta di massaggio dello stesso.
In sintesi la meditazione e una corretta respirazione aumentano e migliorano la sinfonia cerebrale così da migliorarne le sue funzioni con un effetto a cascata in ogni ambito della nostra vita. Una respirazione lenta, profonda e consapevole fornisce una maggiore quantità di ossigeno alle cellule del nostro corpo, quindi maggiore vitalità e non da ultimo richiede minor consumo di energia.
Le prove sono evidenti: meditare e respirare bene crea ben-essere, culla il cuore e “pettina” i pensieri!